Un articolo di Vera Martinella Tratto da: Il corriere della Sera
Riescono a vincere la sfida contro il cancro, ma non sempre a recuperare una vita intima appagante, in parte a causa di problemi fisici legati alle terapie effettuate, ma soprattutto perché soffrono di una certa “ansia da prestazione” e di gravi insicurezze legate alla loro immagine corporea. Questo il quadro che emerge da un recente studio internazionale, pubblicato sulla rivista Cancer, su 860 donne guarite da un tumore della cervice uterina, diagnosticato quando avevano fra i 40 e i 50 anni d’età. Per ritrovare una qualità di vita soddisfacente, secondo i ricercatori, queste donne hanno bisogno di un supporto di lunga durata che le aiuti a superare i problemi psicologici e sessuali legati alla malattia.
ANCORA TABU’ – La diagnosi di tumore porta sempre con sé un forte impatto emotivo iniziale che, nel caso in cui la neoplasia interessi l’apparato genitale, si complica con le preoccupazioni legate alla capacità riproduttiva e sessuale. E le donne, secondo molti specialisti, devono affrontare ancora qualche tabù in più rispetto ai pazienti maschi, come sostiene Chiara Simonelli, docente di psicologia e psicopatologia dello sviluppo sessuale all’università La Sapienza di Roma: «Gli uomini - dice - con sempre maggiore disinvoltura parlano esplicitamente con l’urologo, che spesso dal canto suo anticipa i dubbi e le necessità dei pazienti. Nello stesso tempo, i chirurghi cercano di affinare le tecniche per preservare l’erezione, in caso di interventi alla prostata o alla vescica, ed esistono diversi farmaci per aiutare i pazienti a riprendere una vita sessuale il più possibile regolare. Tutto questo per le donne con un tumore all’apparato genitale, del seno o della vescica non si verifica quasi mai e ancora molto resta da fare a livello di sperimentazione e ricerca. A partire dagli interventi chirurgici “salva-sensibilità” nelle zone riproduttive che sono in effetti piuttosto limitati, mentre qualcosa in più si è stato messo a punto per preservare la fertilità».
I PROBLEMI - L’asportazione completa dell’utero (isterectomia) o della vescica (cistectomia) possono avere come conseguenza problemi dovuti alla lesione di muscoli e nervi durante l’intervento, che alterano le funzioni urinarie e sessuali. In questo caso possono essere d’aiuto integratori alimentari o ginnastiche specifiche per rafforzare la muscolatura perineale (la stessa interessata durante l’orgasmo) e accelerarne la riabilitazione. Una parte consistente dei disturbi sessuali femminili, però, è legata anche alla sfera psicologica e agli effetti collaterali di chemio e radioterapia. «Una diagnosi di tumore va a colpire alla base l’identità sessuale di una donna, mettendo in crisi i suoi cardini fondamentali: maternità, seduttività, eroticità, ruolo sociale - spiega Vieri Boncinelli, presidente del centro studi Disturbi Affettivi e Sessuali (Das) e docente di sessuologia all’università di Pisa. - La chirurgia mammaria o la perdita dei capelli fanno sentire meno capaci di sedurre, mentre gli interventi ginecologici, come la conizzazione o l’isterectomia, colpiscono l’erotismo e le possibilità di riproduzione. Ma su questo fronte i medici possono fare molto, sia informando le donne sulla sessualità e sulle varie possibilità per raggiungere l’orgasmo, sia offrendo un sostegno psicologico per affrontare l’ondata iniziale di sensazioni negative da cui vengono sommerse». Insomma, dato che esiste uno stretto rapporto tra corpo e psiche, il primo passo da compiere è capire in quale misura siano legati all’una e all’altra sfera problemi come perdita del desiderio, frigidità, scarsa lubrificazione, secchezza vaginale o dispareunia (dolore durante il rapporto).
CONSIGLI PRATICI - E’ necessario sgombrare il campo da “falsi pudori”. Molte donne, infatti, possono sentirsi a disagio e persino vergognarsi di pensare al sesso in un momento in cui ci si dovrebbe preoccupare solo della salute. Ma la sessualità è un aspetto importante della qualità della vita di una persona, segno di vitalità e fonte di benessere fisico e psichico. Per questo il primo passo per il recupero di un’esistenza sana e felice è parlare con il proprio ginecologo, con un sessuologo o uno psicologo (che, nei centri specializzati, già affiancano chirurghi e oncologi per affrontare la malattia in modo integrato, con un lavoro d’équipe). Perché i rimedi esistono e sono molti, come ricorda Boncinelli: «Possono aiutare ovuli, pomate, cerotti a rilascio di estrogeni per stimolare il desiderio, antidolorifici, creme lubrificanti, dosaggi minimi di antidepressivi. E l’attività sportiva contribuisce a scaricare meglio le tensioni fisiche negative e riacquistare un buon rapporto col proprio corpo». Contemporaneamente è bene, fin dal momento della diagnosi, comunicare i propri stati d’animo al partner. Rabbia, paura, ansia, depressione, insicurezza si affrontano meglio se vengono condivise. «Noi donne – dice Simonelli - viviamo il rapporto col nostro corpo in uno stato d’insicurezza. Non ci sentiamo mai del tutto a posto, mai davvero belle. Comprensibilmente l’incertezza si accentua se, a causa di un tumore, si entra in menopausa anticipata (con tutti i relativi disturbi) in seguito alle terapie ormonali, si subiscono mutazioni fisiche al seno o ai genitali conseguenti all’operazione. E’ frequente che insorga il timore che il partner ci tradisca, che resti con noi per “senso del dovere” o compassione, o ancora che ci si senta in colpa perchè non lo si rende felice».
IL PARTNER - Se da un lato esistono casi in cui “la coppia scoppia” (è raro che sia il tumore la vera causa della rottura, piuttosto l’ingresso sulla scena di una malattia grave svela una crisi preesistente e porta alla luce il fatto reale che la relazione è finita), dall’altro ci sono pazienti che raccontano come, superata la difficoltà iniziale, l’intesa con il partner sia addirittura più intensa. Ma in pratica, mariti e fidanzati cosa possono fare? Le loro compagne, spiegano i sessuologi, hanno bisogno di sentirsi rassicurate sul fatto che sono amate e desiderate come prima della malattia. Fino a quando non sono in grado di accettare sé stesse e i cambiamenti nel loro corpo può essere difficile recuperare una vita sessuale soddisfacente, ma tenerezze e attenzioni – insieme al dialogo - contribuiscono ad arginare stress, timori e stanchezza fisica causati dalle cure.
Tornare a star bene come prima si può. Anzi, la malattia potrebbe rappresentare un’occasione per migliorare la propria esistenza e quella coppia, apprezzando di più le piccole cose quotidiane, dando un maggiore valore al tempo e alle persone, vivendo più intensamente.
Psicologia e Ipnosi Terapia a Firenze e Roma, Milano, Cagliari
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