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giovedì, giugno 15, 2006

Psiconcologia - Storia

da un articolo di :LUIGI GRASSI, GABRIELLA MORASSO

Nonostante i numerosi e significativi progressi scientifici in ambito oncologico, che hanno sicuramente determinato un netto miglioramento degli approcci terapeutici e un aumento della sopravvivenza dei pazienti, il cancro resta a tutt’oggi oggi una delle malattie a più ampia diffusione ed una delle principali cause di morte in ogni parte del mondo. Nell’immaginario individuale e collettivo il cancro continua, di fatto, ad associarsi a significati di sofferenza fisica e psichica, di morte ineluttabile, di stigma e diversità (l’essere estraneo e straniero), di colpa e vergogna. È quanto Susan Sontag (1979) definisce "bardature metaforiche" che, per il cancro, da sempre risvegliano l’idea di un processo insidioso, misterioso e destruente, divorante e contagioso. È quanto Fornari (1984) identifica nel antinomìa amico-nemico, dove il "nemico" riesce a modificare e ad incidere sugli affetti attraverso impronte inalterabili che permeano le emozioni, i pensieri ed i comportamenti della persona colpita, sia nella sue dimensione individuale che relazionale. È ciò che Tolstoj, nel noto racconto La morte di Ivan Il’ič (1976), coglie nelle parole del protagonista "(…) Il dottore aveva parlato di sofferenze fisiche e a ragione; ma più terribili delle sofferenze fisiche erano le sofferenze morali. (…) Il principale tormento di Ivan era la menzogna (…) che non volessero riconoscere quello che tutti sapevano e che anche lui sapeva (…) e costringessero anche lui ad aver parte alla menzogna". È infine ciò che Maher (1982), riprendendo concetti durkeimiani, coglie sottolineando il senso di anomia attivato dal cancro come evento che interviene bruscamente ed improvvisamente, alterando l’equilibrio individuale e intereprsonale, paralizzando le capacità di regolazione e di riassestamento ed evocando un clima (o un sentimento transpersonale) di incertezza e indeterminatezza.
È su queste basi che si è via via sempre più presentata la necessità di una comprensione allargata e globale delle malattie neoplastiche, come epifenomeno di processi somato-psichici e interpersonale e che ha determinato lo sviluppo della disciplina psiconcologia (Grassi e Morasso, 1998).

IL PASSATO DELLA PSICONCOLOGIA
In realtà è a partire dagli inizi del '900 che la necessità di mantenere una visione globale del paziente affetto da qualunque patologia somatica e di approfondire la conoscenza dei correlati psicologici delle malattie ha comportato una evidente collaborazione tra discipline mediche e psichiatriche. È del 1902 la costituzione, negli Stati Uniti, del primo reparto psichiatrico in un ospedale generale e degli anni '20 la nascita della Psichiatria di Consultazione come branca specificamente rivolta alla valutazione e trattamento di problemi psicologi di pazienti affetti da patologie somatiche. Proprio in tale disciplina, sviluppatasi presto anche in altre parti del mondo, si pongono dunque le premesse per istituire e diffondere modelli teorici e assistenziali applicati alle diverse branche medico-chirurgiche. Tra gli anni '40 e ‘50, l'oncologia, la cardiologia, l'ostetricia e la ginecologia, e la dermatologia, rappresentano le discipline più interessate al fenomeno (Lipowsky, 1986). In esse vengono applicati in maniera diretta e precisa i principi di base della Psichiatria di Consultazione: a) la necessità di valutare l'influenza delle variabili emozionali nell'esordio delle malattie (patogenesi psicosomatica); b) necessità di studiare gli effetti dell'interazione tra fattori psicologici e fattori biologici (psicobiologia); c) la necessità di training educativi del medico a riconoscere i problemi psichiatrici e psicosociali dei pazienti affetti da malattie fisiche, quindi a mettere in atto opportune terapie; d) la necessità, infine, di sviluppare ricerche sperimentali in tali aree.

In ambito oncologico, i paesi anglosassoni hanno avuto, in questo, un ruolo sicuramente di guida. Gli anni ’30 e ’40 preparano il terreno all’ingresso delle discipline psicologico-psichiatriche attraverso la fondazione, nel 1937, del National Cancer Institute (NCI) (http://www.nci.nih.gov/) e della International Union Against Cancer (http://www.uicc.org), mentre l’American Cancer Society (http://www.cancer.org) promuove in questo stesso periodo i primi gruppi di auto-aiuto attraverso il reclutamento e la formazione di pazienti laringectomizzati e colostomizzati, comprendendo l’importanza dell’informazione e del confronto reciproco tra le persone che hanno vissuto la stessa esperienza di malattia (Holland, 1998). Il programma "Reach to Recovery" (http://cope.uicc.org/breast/rri/rri.html), promuovendo il confronto e la solidarietà tra donne operate per cancro della mammella e pazienti si diffonde con successo in molti paesi del mondo. Sono immediatamente successivi i primi esempi dello sforzo compiuto per offrire ai pazienti neoplastici interventi a carattere psicosociale tesi a garantire sollievo rispetto alla sofferenza psicologica secondaria al cancro. L’attivazione di un servizio specifico in questo senso nel 1950 dallo psichiatra Arthur Sutherland presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, il lavoro della psichiatra svizzera Kübler-Ross sulle reazioni psicologiche del paziente con cancro in fase terminale di malattia e lo sviluppo di servizi analoghi, nel 1967, da parte di Cicely Saunders, a Londra, presso il St. Cristopher Hospice, rappresentano punti cardine per la Psiconcologia.

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