Psicolife - psicologia e psicoterapia a Firenze

martedì, gennaio 18, 2011

Umanizzare i reparti di oncologia per ridurre ansia e depressione

Tratto da: Corriere.it
Un articolo di : Vera Martinella (Fondazione Veronesi)


Un malato su tre soffre un disagio psichico. Il progetto Umanizzare i reparti di oncologia
per ridurre ansia e depressione

MILANO - Lo scopo è rendere più umani i reparti di oncologia. In pratica ricordarsi di curare non solo il tumore, ma anche la persona nel suo insieme, mente e corpo. Partendo da una semplice considerazione numerica: ogni anno in Italia oltre 250mila persone vengono colpite dal cancro e nel 34% dei casi soffrono di ansia e depressione. Umanizzare il loro percorso in ospedale, quindi, significa offrire sostegno psicologico, ma anche migliorare la comunicazione tra medico e paziente e rendere facilmente reperibili le informazioni necessarie. È lo scopo del progetto HuCare (Humanization in Cancer Care, finanziato da Ministero della Salute e Regione Lombardia con 500mila euro), che prevede di formare gradualmente all'interno dei reparti oncologici personale medico e infermieristico specializzato nel realizzare un "processo di umanizzazione" delle strutture, attraversi cinque obiettivi da raggiungere.
ANSIA E DEPRESSIONE - Un progetto pilota, avviato per ora in 29 centri (ad esempio a Bergamo, Saronno, Reggio Emilia, al Policlinico di Milano, al Careggi di Firenze), ma già richiesto da altri 30 ospedali che potrebbero farlo partire entro i prossimi due anni (l'Associazione italiana di oncologia medica, sta cercando i fondi necessari). In base ai risultati preliminari del progetto, 145 oncologi su 188 e 388 infermieri su 470 hanno seguito un corso di alta formazione per migliorare le competenze comunicative. A ogni paziente oncologico è stato assegnato un infermiere di riferimento con il compito di assisterlo nelle varie fasi - dalle terapie ai controlli, alla riabilitazione -, fornendogli informazioni dettagliate. E in ogni reparto è garantita la presenza di uno psicologo cui sono indirizzati i malati di tumore colpiti da un disagio psichico grave individuato con uno screening specifico. «Un paziente oncologico su tre soffre di ansia e depressione, malattie che hanno un impatto decisivo non solo sulla qualità di vita, ma anche sull'adesione alle terapie - spiega Rodolfo Passalacqua, responsabile scientifico di HuCare e primario di oncologia a Cremona -. Per questo l'iniziativa si è posta come obiettivo di identificare i malati più vulnerabili e di migliorare il loro stato psichico». «Tutte le strutture partecipanti - aggiunge Passalacqua - hanno finora raggiunto almeno uno dei cinque obiettivi fissati. L’oncologia di Gorgonzola, in provincia di Milano, è la prima ad aver completato l'intero percorso. Al termine della prima fase della sperimentazione, nel 2011, è prevista l'estensione dell'iniziativa anche ad altre strutture».
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giovedì, novembre 11, 2010

Centro di Counseling oncologico

counselingUn articolo di : Giulia Zocchi

Ad un solo anno dalla sua nascita il Counseling Center ha ricevuto 2.640 chiamate da parte di pazienti oncologici, familiari e operatori che chiedevano informazioni, esprimevano disagi e bisognavano di un sostegno psicologico. Dopo un anno di attività si tiene un convegno che tira le somme e fa un bilancio di questo servizio offerto ai cittadini 7 giorni su 7.

CENTRO COUNSELING. Il Centro di Counseling oncologico regionale nasce il 7 novembre 2009 per volere della Regione in collaborazione con ITT e Mes, per raccogliere le chiamate di chi chiede aiuto, di chi vuole un consiglio oppure di chi esprime difficoltà o ha solamente bisogno di un po' di conforto; dallo scorso anno fino al 4 novembre scorso, il centro ha ricevuto 2640 chiamate, in maniera maggiore di pazienti e familiari, ma anche da parte degli operatori.

UTENTI. Il 23% degli utenti si rivolge al Centro per ricevere ascolto e supporto psicologico, il 22% esprime difficoltà relative all'orientamento nel percorso clinico assistenziale, il 50% chiede informazioni sui percorsi oncologici del sistema sanitario toscano e il 2% riguarda segnalazioni relative a disagi o eventi avversi.

CONVEGNO. In merito a questi dati e per fare il punto della situazione, si terrà nell'intera giornata di domani un convegno all'Educatorio del Fuligno in via Faenza 48.

ORGANIZZATORI E PARTECIPANTI. "Il Contact center per l'oncologia: l'ascolto e l'aiuto nel percorso di cura" è organizzato dal Servizio Sanitario della Toscana, dall'Istituto Toscano Tumori  dal Laboratorio MeS (Management e Sanità) della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e sarà inaugurato dai saluti dell'assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia e dai presidenti dell'Ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti, e dell'Ordine degli psicologi della Toscana, Sandra Vannoni. Parteciperanno operatori della sanità, volontari, rappresentanti di associazioni, di pazienti e familiari.

OTTIMO ESEMPIO. L'assessore al diritto alla Salute, Daniela Scaramuccia, sostiene che il Counseling Center oncologico regionale sia un bell'esempio di sanità vicina al cittadino che attraverso il numero verde, in qualsiasi giorno della settimana, può rivolgersi ad operatori specializzati per avere informazioni sul percorso assistenziale, ma anche sostegno per le difficoltà psicologiche che si possono incontrare nella malattia.

SCARAMUCCIA. “Un servizio che è molto utile non solo al cittadino, ma anche a noi, che in questo modo riusciamo a monitorare i reali bisogni e le eventuali carenze. Per ora è un'esperienza pilota che ci auguriamo diventi presto una realtà solida e un modello da utilizzare anche per altre patologie croniche”, conclude l'assessore Scaramuccia.

NUMERO VERDE. Per chiamare il Counseling Center c'è un numero verde, 800880101, attivo 7 giorni su 7 dalle 8.00 alle 20.00; ma si può anche inviare una e-mail all'indirizzo:
ascolto.oncologico@regione.toscana.it.

Risponderà una equipe composta da 13 operatori: otto counselor, quattro psicologi e un coordinatore psicologo clinico.

INFO. Per chi volesse maggiori informazioni sul servizio di Counseling oncologico, può consultare il sito della Regione, all'indirizzo http://www.istitutotoscanotumori.it/.

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martedì, luglio 13, 2010

Salute: Nasce a Firenze un centro di sostegno psicologico per i malati di tumore

www.istitutotoscanotumori.it

Coloro che devono affrontare una patologia oncologica sentono la necessità, al di là della garanzia della qualità della cura, di un punto di riferimento a cui rivolgersi, che li orienti nelle diverse fasi delle terapie, coordini le varie figure professionali, li sostenga sotto il profilo psicologico.

Ed è partendo da questa considerazione, emersa nel corso della IV Conferenza di organizzazione dell'Istituto Toscano Tumori, che l’assessorato per il diritto alla salute ha deciso di istituire un “Centro di ascolto regionale con funzione di counseling per il cittadino con patologia oncologica”.
Se ne è parlato nel corso in corso oggi presso l'Auditorium del CTO di Careggi (Firenze).

Il progetto – Con il progetto del call center regionale, il cittadino o il paziente oncologico che si rivolgeranno al Centro di ascolto tramite un numero verde, che verrà attivato entro l'anno, troveranno risposte sull'organizzazione dell'oncologia toscana e l'attività dei vari centri diagnostici, medici, chirurgici e riabilitativi.
Il paziente potrà anche ricevere un servizio di ascolto-sostegno individuale.

Il salto di qualità - Con la nascita dell'ITT l'oncologia toscana ha compiuto un salto di qualità.
Di particolare rilievo alcune importanti decisioni: la produzione di raccomandazioni cliniche sui principali tumori, la verifica dei livelli di appropriatezza e omogeneità delle cure su tutto il territorio regionale attraverso specifici indicatori, l'attivazione del Core Research Laboratory. Infine è stata introdotta l'oncologia nei piccoli ospedali e proprio pochi giorni fa la giunta regionale ha rifinanziato questo intervento con risorse ulteriori, 1 milione e 350 mila euro.


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martedì, giugno 01, 2010

In Italia il tumore non è uguale per tutti

di: Luigi Cucchi tratto da: Ilgiornale.it

Il malato oncologico in primo piano. I suoi drammi, le paure, le ansie, le cure mediche, il sostegno psicologico, i suoi diritti. Tanto è stato fatto e tanto resta ancora da fare. In Italia, in numerose regioni, siamo all’avanguardia, in altre siamo deficitari.

Abbiamo Centri di eccellenza e volontari che da anni si battono per togliere dall’emarginazione, dalla solitudine, dall’abbandono, chi entra in questo tunnel. Sono circa 2 milioni gli italiani a cui è stato diagnosticato un tumore. Un numero che con gli anni è cresciuto, passando da 820mila casi nel 1970 a 1.2 milioni nel Duemila. Nel 2008: 1.8 milioni (806.103 uomini 43,8%) e 1.034.820 donne (56,2%). Sono i pazienti in trattamento-270mila i nuovi casi).

Ieri è stato presentato a Roma, in occasione delle celebrazioni della quinta Giornata nazionale del malato oncologico, il secondo Rapporto sulla condizione assistenziale. Si approfondiscono le analisi avviate lo scorso anno dalla Favo, la Federazione delle 500 associazioni italiane di volontariato impegnate in oncologia e dal Censis, l’istituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964. È il primo atto ufficiale dell’Osservatorio permanente sulla condizione dei malati oncologici voluto dalla Favo a Taranto lo scorso anno.

Il Rapporto si è aperto con le note di Francesco De Lorenzo, presidente Favo e Giuseppe De Rita, presidente del Censis. All’esame i vari aspetti della vita e dell’assistenza del malato oncologico in Italia. Si analizzano le competenze dell’Inps in materia di concessione delle pensioni di invalidità civile per poi sottolineare l’esigenza di una grande inchiesta nazionale da affidare al Censis per valutare l'impatto sociale ed economico che i tumori hanno, e sempre più avranno, nella società italiana.

Il Rapporto prosegue con una rappresentazione grafica dell'organizzazione assistenziale realizzata in ciascuna Regione: molte le difformità assistenziali e le carenze che penalizzano i malati di tumore. Vengono poi approfondite le difformità assistenziali con riferimento al tema dei farmaci innovativi.
Il Rapporto analizza le misure che contribuiscono alla qualità di vita dei pazienti che hanno superato la fase acuta e che convivono con gli esiti della patologia tumorale: la riabilitazione, l'assistenza domiciliare integrata, la sedazione del dolore, l'accompagnamento dei malati terminali. È l'aspetto delle disparità che preoccupa.

Per l'assistenza domiciliare integrata, che costituisce un indicatore di qualità assistenziale estremamente importante per i malati di cancro, si registrano differenze assai elevate tra Regioni come la Basilicata e la provincia autonoma di Trento, con, rispettivamente 237 e 153 casi di assistenza domiciliare ogni 100mila abitanti e Regioni come la Campania (35 casi), la Valle d'Aosta (34 casi) e la provincia di Bolzano dove non risulta fornito alcun tipo di assistenza domiciliare. Così per le dotazioni di posti negli Hospice per l'accompagnamento dei malati terminali, ambito nel quale si passa da oltre 5 posti ogni 100mila abitanti in Lombardia, Emilia Romagna e Molise, a Regioni (soprattutto meridionali), dove le dotazioni scendono a 1 posto (Sicilia e Calabria) o sono pressoché nulle (Campania, Abruzzo e Valle d'Aosta).

Inoltre, anticipando culturalmente le indicazioni del Libro bianco del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per quanto concerne il nuovo Welfare solidale e compatibile, il Rapporto propugna un tipo di risposta globale interistituzionale ai bisogni esistenziali, sanitari, assistenziali, previdenziali e lavorativi dei malati di cancro, per consentirne il recupero alla «buona vita nella società attiva». In questo scenario di assistenza globale, un ampio paragrafo è dedicato a come l'Inps si è strutturato per far fronte ai nuovi compiti attribuiti (2.013 unità lavorative mobilitate per finalità medico-legali).

Nel settore delle prestazioni previdenziali le patologie neoplastiche costituiscono la causa principale di accoglimento delle domande di invalidità (30 % sul totale), con 136.748 casi nel 2009 e con un onere per gli assegni di invalidità, riferiti ai soli nuovi casi incidenti, cioè riconosciuti nell'anno, di oltre 116 milioni di euro. Per le domande di inabilità la percentuale dei tumori sul complesso delle domande accolte nel 2009 sale al 54 %, con 65.284 casi, e con un onere, sempre riferito ai soli nuovi casi accolti, di oltre 80 milioni di euro.

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giovedì, aprile 15, 2010

Il problema della malattia non è quanto ma come vivere

Tratto da: La Nazione

Firenze, 7 marzo 2010 - Il mio primo impatto con la città di Firenze non fu uno dei più memorabili: entrai infatti al CTO per una biopsia al perone, da cui uscì una diagnosi di osteosarcoma. Da lì fui trasferito al vecchio Meyer e il passaggio da un ambiente spazioso come il Careggi ad uno claustrofobico, come il reparto di oncologia pediatrica di allora, influenzò notevolmente l’approccio al periodo delle cure.

Undici mesi a contatto con una realtà apparentemente estranea alla vita eppure così legata ad essa; non c’è da stupirsi se mi sono ritrovato a percorrere un sentiero senza alternative: quello della crescita personale.
Il non affidarmi del tutto a questa strada mi aveva spinto a non guardare oltre la natura della sofferenza, natura che avrei dovuto imparare più avanti con Caterina Bellandi, la taxista colorata di “Milano 25”.

Ammetto che all’inizio fui parecchio diffidente nei suoi confronti, ma la volontà (oppure il bisogno) di distaccarmi dalla superficialità di Aprilia, la mia cittadina di provincia, ha fatto nascere un’amicizia che ha per base l’umiltà di imparare dall’altro.

Da allora ogni “supereroe” di “Milano 25”, ragazzi che vivono la mia stessa battaglia contro i tumori, non è altro che il simbolo di come la sofferenza deve essere superata vivendo: Miriam e Yuri hanno incontrato i loro idoli dello spettacolo e dello sport; Gianpaolo che prima della malattia aveva abbandonato la scuola per lavorare, adesso studia come cuoco (suo grande sogno); Michela e Luisa che, approfittando dei controlli periodici, hanno avuto modo di visitare Roma; o ancora Fabio, che durante le terapie si è fidanzato.

Insomma, storie semplicissime che applicate ad un contesto difficile hanno il merito di farci notare come il problema della malattia non è quanto si vive, ma come si decide di vivere.

Questa decisione però non è facile, poiché la mente è frenetica e non è mai proiettata sul momento presente. Tuttavia, se ci accorgiamo che questi pensieri sono condizionati dalla paura di morire e dalle esperienze passate, noi saremo in grado di apprezzare oggi qualsiasi istante fuori dall’ospedale.
Per farlo è sufficiente capire che finché non ci si è dentro, tanto male non si sta...

Luca Pesci


mercoledì, febbraio 17, 2010

Dsl sito: VolontariatOggi.info

Alessandro Haber nel backstage del calendario ATT 2010

FIRENZE. Dal oggi l’associazione Tumori Toscana (ATT) ha raddoppiato il proprio servizio dividendo l’area di Firenze, Prato, Pistoia, e relative province, in due zone di“Assistenza Domiciliare Oncologica”assumendo 2 nuovi medici e prevedendo a giorni di cooptare anche 2 nuovi infermieri.

La reperibilità sarà effettuata, con personale dedicato, distintamente nelle due zone, al fine di rendere il servizio ancora più tempestivo e di migliorare la qualità dell’assistenza ai pazienti.

L’associazione Tumori Toscana è una Onlus che cura a domicilio i malati di tumore di Firenze, Prato, Siena e rispettive province, gratuitamente, grazie ad un èquipe di medici, psicologi, infermieri professionali ed operatori socio sanitari, reperibili 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno.

L’ATT offre inoltre un servizio di consulenza medica specialistica gratuita, supporto psicologico e fornitura domiciliare di farmaci e presidi sanitari, quali letti ospedalieri, materassini antidecubito, carrozzine ed aste per flebo.

La mission dell’Associazione -che cura quotidianamente circa 300 pazienti- è l’ospedalizzazione del malato a domicilio, attraverso un servizio che si differenzia principalmente per la sua qualità, ovvero per l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni svolte, nonché per le capacità tecniche e per le doti umane dello staff medico sanitario.

Le attività dell’ATT sono molto onerose (circa 100 mila euro al mese), e per sostenerle l’associazione si avvale unicamente delle donazioni di privati o di aziende, e dei fondi raccolti durante le campagne promozionali organizzate grazie all’aiuto di oltre 100 preziosi volontari.

Fondata nel 1999, l’ATT ha compiuto nel 2009 i suoi primi 10 anni, durante i quali sono stati curati a domicilio quasi 5000 pazienti, con costi che ammontano a più di 5 milioni di euro.

Negli anni le richieste sono cresciute, passando dai 10 pazienti che hanno chiamato l’Associazione nel 1999 agli oltre 800 che si sono rivolti all’ATT nel 2009.

In particolare nel 2009 a Firenze sono stati assistiti 686 pazienti, a Prato 141 e a Siena 44. Un totale di 871 nuove richieste di assistenza solo nel 2009 con costi che si aggirano attorno ai 1,2 milioni di euro.

L’associazione, che è organizzata in modo da non avere liste d’attesa e risponde entro 24 ore a tutte le richieste d’aiuto, può contare oggi su 10 medici, 3 psicologi, 7 infermieri professionali, 5 operatori socio sanitari ed 1 fisiatra. A questi si aggiungono i 9 collaboratori dedicati alla gestione dei prelievi ematici e presidi sanitari, alla raccolta fondi, alla gestione delle segreterie, all’amministrazione, alle relazioni con enti ed istituzioni.

Info.

giovedì, maggio 21, 2009

Cairo: ipnosi, convegno a cura dell'associazione Guido Rossi

Un convegno su "Ipnosi".
Controllo dello stress, del dolore e delle funzioni fisiologiche", è previsto stasera, alle 20,30 a palazzo di Città di Cairo, a cura dell’associazione Guido Rossi. Il convegno, che spazierà anche sull’approfondimento delle varie applicazioni dell’ipnosi anche in ambito extra clinico (personale, sportivo, di studio, lavorativo) sarà tenuta dal dottor Alberto Torelli, ipnologo e ipnoterapista.

L’Associazione Guido Rossi è nata nel 1990a Cairo, per alleviare il dolore nei malati oncologici terminali e nei malati cronici. Svolge la sua attività di assistenza domiciliare in tutta la Valbormida a casa dei malati, che una volta dimessi dagli ospedali si possono trovare in una situazione di grande difficoltà assistenziale, di solitudine e di mancanza di cure adeguate per il mantenimento di una qualità di vita accettabile.

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